Brina nel Prato. Problemi e Soluzioni.

La brina è una formazione di ghiaccio granuloso dall’aspetto cristallino a forma di scaglie o aghi che si forma per passaggio allo stato solido del vapore acqueo presente nell’atmosfera terrestre.

La brina da irraggiamento è la più comune in Italia e si forma soprattutto su superfici che tendono a disperdere facilmente calore: è frequente soprattutto durante le notti invernali con cielo sereno e calma di vento, condizioni che favoriscono la dispersione del calore. Il brinamento del vapore acqueo avviene con temperature inferiori a 0 °C.

La brina causa problemi nel prato ed è quindi opportuno fare qualcosa di protettivo prima che arrivi. Ma se dovesse aver già brinato non ti preoccupare perchè c’è ancora qualcosa che si può fare.

PROBLEMI

I problemi che causa la brina nel prato dipendono da diversi fattori. Un primo stress è legato al fatto che la brina induce il mantenimento per più tempo di temperature inferiori a 0° sulle foglie dell’erba.

Alcune specie, come la festuca arundinacea, tendono a soffrire di più questo abbassamento termico ed entrano facilmente in ingiallimento.

Un secondo problema è legato alla ghiacciatura delle strutture vegetali. Si tratta di un fenomeno che si verifica quando dopo una brinata le temperature persistono per molto tempo sottozero.

La salinità della linfa che scorre nelle foglie dell’erba aiuta a sopportare anche queste temperature senza il rischio di congelamento ma se calpestiamo il prato in questa situazione le strutture vegetali potrebbero spezzarsi e rovinare definitamente il manto erboso accelerando l’ingiallimento.

COSA FARE?

Se si riuscisse ad eliminare con costanza la brina si ridurrebbe di molto il fastidioso ingiallimento. Per eliminare la brina dalla vegetazione i professionisti dei campi da golf o di calcio usano fare spazzolature con passaggi di rete tipo questa.

Siccome queste reti, pur essendo utili per molti altri lavori nel prato, costano parecchio, qualcuno si ingegna con semplici reti antiuccelli (tipo queste) tenute stese con paletti e trainate a mano… Funzionano? Noi dubitiamo un po’… però onore alla passione!

PREVENIRE L’INGIALLIMENTO

Quello che invece tutti possono fare è mettere nelle condizioni il prato affrontare le brinate al meglio delle sue possibilità, correttamente nutrito e stimolato. L’operazione più importante è la concimazione potassico azotata da eseguire prima dell’inverno più freddo.

Grazie a questa nutrizione, il prato fa scorta di nutrimenti essenziali, aumenta la robustezza fogliare e mantiene elevata la salinità delle linfa, una sorta di ulteriore protezione dei danni della brina, del gelo e del freddo.

Il concime da usare per questo scopo deve avere un alto tenore di potassio (almeno 20/25 unità), deve contenere poco fosforo ed un corretta percentuale di azoto che però deve essere del tipo a lento rilascio.

  • Esempio concimazione: 30 grammi per mq di un fertilizzante tipo questo

Un’altra operazione molto utile soprattutto in vista dei mesi di gennaio e febbraio è quella di “scaldare” il terreno con una ammendatura a base di sostanza organica. Quest’operazione aiuta a mantenere il sistema attivo e pronto a facilitare il recupero degli stress. Il terreno bene ammendato viene inoltre protetto dalle gelate e dalla disidratazione.

  • Esempio di ammendatura: da 30 a 70 grammi di un fertilizzante organico di tipo vegetale (qui un esempio)

RINVERDIMENTO DI AIUTO

Un prato ingiallito è un prato sicuramente sofferente. Quando l’ingiallimento causato dalla brina si manifesta in inverno è difficile intervenire in quanto le basse temperature non permettono l’esecuzione dei trattamenti rinverdenti.

Se il freddo persiste e non da tregua è inevitabile dover attendere fino a primavera, ma in questo caso il rischio che la situazione degeneri è reale.

Con un po’ di fortuna si può sfruttare qualche giornate mite con temperature più alte del solito (temperatura notturna non inferiore ai 5/7°C  e diurna superiore ai 12/13°C) ed eseguire un trattamento rinverdente “invernale”.

In questo caso si suggerisce di utilizzare dei prodotti liquidi di tipo bilanciato arricchiti di ferro. Il trattamento va eseguito in una giornata soleggiata verso tarda mattina (ore 11 o 12). È possibile unire un adesivante per migliorare la persistenza in foglia:

  • Esempio di trattamento: 250 grammi di NPK 10-5-7 + Fe (qui un esempio) in 7 litri di acqua per 100 mq di prato (opzionale aggiungere 150 grammi di un adesivante tipo questo)

COPERTURA

Può far sorridere ma si tratta di una strategia di indubbia efficacia e consiste nel coprire il prato con dei teli traspiranti di tessuto non tessuto. Nei giardini grandi può essere un po’ complicato, ma in quelli più piccoli e facile da attuare.

Il tessuto deve essere leggero, garzato e traspirante, di colore bianco e con grammatura da 17 a 20 gr/mq (qui un esempio). Il tessuto va steso verso sera e può rimanere in posizione per alcuni giorni ancorato con piccoli picchetti (tipo questi) per evitare che si sollevi.

Va tenuto però a mente che, trattandosi comunque di uno schermo, riduce la fotosintesi clorofilliana per cui andrebbe rimosso o spostato durante le giornate luminose. Consigliamo comunque di non oltrepassare i due o tre giorni di copertura continua, alternando sempre il periodo coperto a qualche giorno di “libertà”.

RIASSUNTO STRUMENTI

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