Come Creare la Giusta Umidità per le Piante

Siccome le piante che coltiviamo all’interno di casa provengono quasi tutte dalle regioni più calde e umide del globo, un’umidità del 50/60% dell’aria è il minimo richiesto per le loro necessità.

Fatta eccezione per le piante grasse che possono resistere anche in ambienti con umidità sotto il 40%, tutte le altre piante soffrono sempre la secchezza dell’aria.

Nelle regioni tropicali e subtropicali di provenienza, siano esse il centro America, l’Asia, l’Africa o l’Oceania, l’umidità infatti raggiunge spesso valori superiori all’80% durante tutto il giorno.

PERCHE’ L’UMIDITA’ E’ IMPORTANTE

Quando l’umidità scende sotto certi livelli, gli stomi delle piante perdono turgore ed elasticità, iniziano a funzionare male con l’effetto di rendere più difficili gli scambi gassosi e la respirazione.

Il risultato è che le piante iniziano ad andare in sofferenza con apici fogliari che diventano bruni, caduta dei boccioli, mancanza di tropismo e una debolezza generale che può portare la pianta ad ammalarsi molto più facilmente.

L’UMIDITA’ IN ITALIA

Rispetto alle regioni tropicali e subtropicali, il clima mediterraneo italiano è essenzialmente asciutto. Fa eccezione talvolta la pianura padana dove in estate, mantenendo le finestre aperte, è possibile godere di maggiore umidità, ma si tratta sempre di brevi periodi.

Il più delle volte però, anche in estate e anche nel nord Italia, negli ambienti chiusi l’umidità è sempre troppo bassa, soprattutto in città.

In inverno la situazione diventa estremamente critica in quanto il riscaldamento prosciuga l’aria che diventa così troppo secca per le piante.

Con il riscaldamento acceso è veramente complicato alzare naturalmente il tasso di umidità anche solo del 10%, bisognerebbe aprire le finestre nei giorni di pioggia o durante la notte… ma questo crea tutta una serie di evidenti problemi nonché un assurdo spreco di energia e soldi.

ABITUARSI A MISURARE

Una delle cose importanti da fare quando si hanno delle piante in casa è monitorare il valore dell’umidità. Siamo abituati a ragionare solo in termini di temperatura ma ora è chiaro che per le piante non basta.

Per eseguire la misura dell’umidità basta dotarsi di un piccolo ed economico termoirgometro (qui un esempio) da posizionare nei pressi dei vasi.

Ovviamente esistono delle versioni più elaborate ed esteticamente più belle, con sensori di temperatura ed umidità che possono essere posizionati anche a qualche decina di metri di distanza dalla centralina magari posizionata in bella vista in soggiorno (qui un esempio).

Qualsiasi sia la tua scelta la cosa essenziale è iniziare a tenere monitorato l’andamento dell’umidità per scoprire quando inizia ad andare sotto il 50%, valore che rappresenta il primo avvertimento di possibile problema.

STRATEGIE DI BASE

Esistono alcuni accorgimenti che possiamo usare per aumentare l’umidità nei pressi delle piante. Si tratta di semplici operazioni che non risolvono definitivamente il problema ma sicuramente aiutano.

Un primo accorgimento è quello di tenere le piante raggruppate, perché così aumenta la concentrazione dell’umidità generata dall’evaporazione di ogni vaso che si somma alla traspirazione di tutti i fogliami.

Un secondo accorgimento è quello di porre nel fondo dei portavasi dell’argilla espansa (tipo questa), da mantenere sempre bagnata ma evitando sempre che l’acqua raggiunga la base del vaso.

Un terzo accorgimento da usare in inverno, consiste nell’aprire un po’ le finestre quando la temperatura esterna lo permette senza sprechi di riscaldamento. Quando l’umidità esterna va oltre l80% sarebbe un buon momento per aprire. Anche in questo caso è di aiuto un semplice igrometro tipo questo.

LAVAGGI E SPRUZZATURE

Queste strategie di base, pur aiutando, non bastano a risolvere il problema della bassa umidità ambientale. C’è bisogno di usare metodi più efficaci per riuscire a contrastare in maniera efficace la secchezza dell’aria.

Un primo metodo più potente consiste nell’effettuare lavaggi e spruzzature sulle foglie piante. Diciamo però subito che sia i lavaggi che le spruzzature risolvono solo momentaneamente il problema della secchezza.

Per lavaggi si intende sia le operazioni di vera e propria doccia delle piante, spesso difficile da fare in ambienti chiusi, e sia il passaggio di panni bagnati sulle foglie.

Per spruzzature invece si intende la nebulizzazione di acqua sulle piante attraverso degli appositi spruzzini che devono però essere in grado di creare una nebulizzazione il più fina possibile (qui un esempio).

I problemi di queste tecniche sono però abbastanza noti:

  • Bagnare direttamente le foglie senza permettere loro di asciugarsi rapidamente induce un maggiore rischio di malattie fungine dovuto alla persistenza di acqua nelle lamine fogliari
  • Allo stesso tempo, favorire l’asciugatura dopo i lavaggi o le spazzature, elimina in breve tempo i benefici dell’innalzamento di umidità
  • La poca purezza dell’acqua di rubinetto utilizzata può provocare macchie e danni alle foglie, e quindi bisognerebbe sempre utilizzare acqua demineralizzata (qui un esempio)

AUMENTARE UMIDITA’ AMBIENTALE

La vera soluzione consiste nell’aumentare il tasso di umidità dell’aria presente nella stanza e nei pressi delle piante utilizzando umidificatori in grado di risolvere definitivamente il problema.

I benefici di questa tecnica sono decisamente maggiori in quanto riproduce quello che succede in natura permettendo una idratazione della pianta senza ristagno di acqua nelle foglie.

Una naturale umidità mantenuta superiore al 50/55% potrebbe già essere sufficiente per risolvere gran parte dei problemi. Per aumentare l’umidità si usano delle apparecchiature di umidificazione elettromeccanica essenzialmente di due tipi: a ultrasuoni e a evaporazione.

ULTRASUONI

Per umidificare gli ambienti oggi vanno di moda gli umidificatori che funzionano attraverso una nebulizzazione a ultrasuoni. Questa tecnologia riproduce un innalzamento di umidità più localizzato rispetto alle machine a evaporazione e richiede pertanto un posizionamento dell’apparecchiatura più vicina alle piante, meglio se in posizione rialzata da terra.

Esistono moltissimi modelli in commercio, quelli migliori sono in grado di nebulizzare in modo finissimo e ampio, aumentando lo spettro d’azione e riducendo i fenomeni di condensa (qui un esempio).

EVAPORATORI

Un’altra soluzione sono gli evaporatori a bassa ventilazione che prelevano l’aria dall’ambiente e la fanno passare su dei filtri imbevuti d’acqua, andando così ad aumentare l’umidità presente nella stanza in maniera simile a quello che succede in natura.

Un beneficio di questi umidificatori è che spesso sono dotati di filtri con funzione antibatterica, in grado quindi di ripulire e purificare l’aria.

Si tratta di articoli che vanno posizionati a terra e  che sono in grado di alzare l’umidità anche quando posizionati distanti dalle piante.

Alcuni modelli tipo questo o questo sono in grado di attivarsi automaticamente quando l’umidità scende troppo e spegnersi una volta che hanno raggiunto i livelli ottimali.

CONCLUSIONI

Grazie all’uso di quest’ultima tipologia di umidificatori è possibile risolvere definitivamente il problema della secchezza dell’aria. L’umidificatore va scelto sulla base delle dimensioni della stanza e posto non troppo distante al luogo dove andiamo a concentrare le piante.

Ma non dimentichiamoci che un umidificatore con evaporatore a bassa ventilazione, apporta dei significativi benefici non solo alla salute delle piante ma anche a quella alle persone che frequentano quell’ambiente. L’aria secca, soprattutto in inverno, costituisce un rischio per la salute e può portare a disturbi respiratori, secchezza della pelle e occhi lacrimanti.

1 comment

  1. Marta 6 aprile 2022 at 16:42 Reply

    Che super articolo! Grazie mille!!!!

    Valutazione: 5

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